PANCHINE A CIELO APERTO
Tratto da "Appunti da comodino", per sorridere un po'.
Io sono nato qui, tra queste panchine a cielo-aperto, con imbottitura immaginaria finta-pelle, circondate da frassini e cipressi per fare ombra alle rughe dei vecchietti. Le ha inaugurate il signor sindaco, uno dei primi democristiani eletti a suffragio universale grazie alla benedizione della madre chiesa.
C'era la banda, l'arciprete, le orfanelle in divisa bianco-blu, molti soci del Circolo dei Nobili, alcuni reduci di guerra, due maestri in pensione, ragazzi e ragazzine appena usciti dalla scuola, gente comune e gente schiffarata, e c'era pure mio compare 'Ntonio a braccetto della fidanzata, parata come una madonna in processione. Dietro di loro c'erano i suoceri e i consuoceri, le nonne vedove, le tre zie di lei, tutte signorine, e le tre zie di lui, tutte sparrittiere.
Le panchine erano state collocate in fila indiana per evitare contatti inutili con i dirimpettai. Ogni potenziale fruitore, ancora con qualche decimo di vista, poteva osservare il pezzetto di cielo che gli veniva affidato dal caso, dal libero arbitrio o dalla prenotazione. Infatti, come da regolamento comunale, si potevano riservare dei posti usando la Carta d'Identità, il bastone di sostegno o da passeggio, la coppola o il cappello, il libretto della pensione o altri titoli equipollenti. Il regolamento prevedeva inoltre che ogni utente poteva cambiare posizione e posto a suo piacimento.
E questo valeva per ambo i sessi, sia per quello M. e sia per quello F., sia nei giorni feriali o lavoranti, sia le domeniche e nelle festività. L'importante era di non creare confusione durante i trasferenti di panchina e le gestioni delle prenotazioni.
Purtroppo, però, erano davvero poche quelle scomodissime panchine. Chi era seduto non riusciva a notare e a condividere questa carenza, anzi, non gliene fregava un accidenti. In fondo non si può avere tutto dalla vita, specie se uno è comodamente seduto! Chi era alzato, invece, si lamentava. Criticava il Comune, la Giunta e anche il signor Sindaco per quell'evidente disagio.
Bisognava però riconoscere che il Comune aveva fatto davvero tanto per soddisfare le esigenze dei suoi anziani cittadini! L'addetto alle ville e ai giardini aveva persino fatto potare l'eucalipto che coi suoi rami pendenti escludeva una parte di panorama a chi era seduto nella seconda panchina.
I vecchietti, quelli seduti, erano felici di vedere sfilare le lucertole a due passi dai loro pensieri, dai loro reumatismi e dalle loro scarpe. Quelli rimasti alzati tentavano coi bastoni di pestar loro la coda, così, tanto per ammazzare il tempo e sfogare la loro rabbia di esclusi.
A distanza di anni bisogna affermare che il mondo è bello perché le panchine non sono tutte eguali e non bastano per tutti!
Ultimi commenti
Quando si realizza tutto con amore ,il risultato brilla come stella ,come bagliori in mare,come fari nella notte.Complimenti
Grazie, gentilissima Angela, benvenuta nel mio sito.
Delicata, magica.Il dolore lieve
Oltre l'Universo conosciuto c'è tutto ciò che noi ignoriamo. Grazie, gentile Marco, per il suo intervento.